E’ nei momenti di disagio psicologico possono emergere difficoltà che riguardano il rapporto con gli altri e con se stessi e la necessità di compiere scelte complesse ed è possibile percepire la mancanza di strumenti adeguati ad affrontare il blocco. A volte in questi casi parlare con un’amico o un’amica può risultare inutile e frustrante perché non ci si sente capiti o perché i consigli che riceviamo ci sembrano sensati ma difficili da mettere in pratica. Il lavoro dello psicologo consiste nell’accompagnare la persona là dove la persona vuole andare, facendo leva sulle sue competenze e sulle sue inclinazioni, senza consigliare niente, ma aiutando la persona a trovare da sola la strada che più preferisce. Lo psicologo non impone alla persona il proprio punto di vista e, astenendosi dal giudicare, la aiuta a realizzare a pieno la propria volontà. Inoltre lo psicologo è una persona estranea alla vita personale della persona ed è vincolata al segreto professionale e questo può aiutare molte persone ad aprirsi in modo autentico e parlare liberamente di sé.
La decisione di rivolgersi a uno psicologo è personale e soggettiva. Non ci sono delle linee guida per identificare la gravità di un problema; diciamo che l’unico metro che possiamo prendere in considerazione è il proprio sentire. Consideriamo prima di tutto il fatto che lo studio dello psicologo e dello psicoterapeuta non sono ad appannaggio dei “matti”, come spesso si tende ad immaginare, e consideriamo anche che non è necessario auto-diagnosticarsi un disturbo psicologico per avere accesso ad un percorso. Come già detto la decisione di rivolgersi ad un professionista viene fatta in base alla propria percezione personale.
Queste sono le domande che la persona potrebbe porsi:
Quale momento della mia vita sto attraversando?
Dove mi sento bloccato?
Ci sono delle situazioni in cui vorrei comportarmi in modo diverso e non ci riesco?
E se sì, questo come mi fa sentire?
Ovviamente questo ragionamento non vale per i bambini e, a volte, per gli adolescenti. In questi casi c’è bisogno che i genitori si accorgano dei disagi e delle richieste di aiuto che arrivano dai propri figli. E’ necessario sapere che spesso tali richieste non sono così evidenti ed esplicite ma che si manifestano sotto forma di comportamenti o di reazioni emotive che possono destare dubbi o preoccupazioni.
in generale possiamo dire che ogni seduta è un’esperienza a sé che fa parte di un percorso più ampio. La persona porta i temi e le difficoltà che in quel preciso momento sente più urgenti e su questi lavoriamo. Cerco di aiutare la persona a connettersi con le emozioni che emergono durante il racconto e vediamo insieme quali sono i bisogni e cosa la persona può fare per soddisfarli. Aiuto la persona a fare chiarezza su questi punti fondamentali: cosa sento, cosa penso, cosa voglio e cosa faccio. Solitamente ad ogni seduta la persona si porta via nuove consapevolezze e nuove strategie di comportamento per attuare i cambiamenti che vuole.
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